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Nessuno vuole più lavorare. Ma è davvero così?

Nessuno vuole più lavorare“: i datori di lavoro che si lamentano della carenza di manodopera potrebbero, secondo un certo punto di vista, semplicemente non pagare abbastanza per incentivarne la presenza. Ed è così che nascono assenteismo in massa, blocco dell’economia, smartworking e le ragioni degli uni e degli altri. Con il forte sospetto che qualcuno, da tempo, stia periodicamente cercando di approfittare della situazione.

Nessuno vuole lavorare in questi tempi difficili: dichiarazioni del genere sono diventate emblematiche del periodo post-pandemia di COVID-19, quando i lavoratori hanno dovuto lasciare in massa in posto di lavoro, mentre tantissimi altri sono stati letteralmente costretti ad andare al lavoro sulla falsariga del consueto opportunismo. Molti, di fatto, si sono rifiutati di tornare in ufficio, e hanno abbracciato maggiormente il lavoro autonomo ed il lavoro da casa (lo smartworking di cui in troppi sparlano, per la cronaca). Stando ai dati più recenti negli USA, il tasso di partecipazione della forza lavoro è sceso al livello più basso mai visto, ed esattamente come avviene in Italia (con paghe da fame, scusa di “fare esperienza” e giornalisti assurdamente accondiscendenti coi padroni) tanti ristoranti, hotel e attività stanno lottando con una terribile carenza di personale.

Ma davvero “nessuno vuole lavorare”? In un thread diventato virale sul Twitter anglofono, il politologo Paul Fairie dell’Università di Calgary, ha curato una raccolta di ritagli di giornale di ogni decennio in cui si denunciava, mediante articoli dai titoli fondamentalmente allarmistici, la morte dell’etica del lavoro. Sembra che la cosa non sia nuova, in sostanza, e non riguardi solo il post 2020. Già nel 2014 qualche quotidiano autorevole statunitense parlava di gente che avrebbe perso la voglia di lavorare.

E molti articoli sempre sulla stessa falsariga risalgono al 1981 ed al 1937, data di uno degli articoli del genere più vecchi:

Fairie non sostiene affatto che ci sia un problema nel mondo del lavoro, per la verità, ma il dubbio che l’argomentazione sia una specie di “fantoccio” da scomodare all’occorrenza viene eccome. Viene anche da riflettere spontaneamente sul fatto che forse i lavoratori vorrebbero “solo” essere pagati di più. La classica accusa tardo-capitalistica (seguita da gran parte dei quotidiani italiani, spesso anche in modo inaspettato e su scala global-virale) sul fatto che le persone non vogliono lavorare e sarebbero, a detta dei padroni, diventate fannullone, rischia di essere diventata pura retorica aziendalista, in pratica.

Forse, e diciamo forse, sarebbe ora di sborsare qualche soldo in più per chiedere i nostri lavori.

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